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Dunya Fadili

Intervista ad Alice Feltro, event manager e fondatrice di Hidden Jams


Alice Feltro, classe '94, è nata a Torino, per la precisione a Carmagnola. Dopo 4 anni e mezzo come Events Manager per Music Cities Events/Sound Diplomacy, ora ha intrapreso la carriera di freelance, concentrandosi sul progetto Hidden Jams, una produzione di eventi per varie aziende, mentre  Breakdown Tours è una nuova iniziativa a cavallo tra musica e turismo. Alice è una persona dinamica, curiosa e sempre attiva. Quando non lavora è a un concerto o in giro col suo camper. È una donna che ha saputo trasformare il suo lavoro in passione trovando nella musica mille sfumature che le hanno regalato grandi soddisfazioni, come i suoi progetti. In questa intervista ci dà un assaggio della sua intraprendenza ed è un esempio di come, con impegno, si possono raggiungere i propri obiettivi. 


industria musicale

Che lavoro fai?

Sono Event Manager, Project Manager, Production Assistant e aspirante Tour Manager. In questo momento sto lavorando con Vinokilo, che organizza quasi settimanalmente eventi in varie città d’Italia nei quali si possono comprare vestiti vintage e ascoltare buona musica. In parallelo, sto portando avanti il progetto Hidden Jams che ho fondato nel 2021 con l’obiettivo di portare la musica al di fuori degli spazi di performance tradizionali per promuovere territori ed artisti emergenti. Abbiamo già organizzato diversi eventi tra cui alcuni a ridosso di terme naturali o in mezzo ai boschi, facendo conoscere luoghi inesplorati e nuovi musicisti a cittadini e turisti. Sto anche collaborando con Doc Servizi e Time Warp Travel su Breakdown Tours, viaggi di gruppo che forniscono agli appassionati di musica dal vivo tante occasioni per viaggiare, conoscere nuove persone e vivere la musica in una maniera nuova. Il primo viaggio sarà al Nova Rock Festival in Austria, e non vediamo l’ora! Tutti questi lavori, per quanto sembrino diversi e distanti fra loro, hanno tutti in comune la musica ed un approccio nuovo e innovativo al business degli eventi. Nel quotidiano mi troverete a scrivere a potenziali partner, sponsor e host, parlare con venue manager, coordinarmi con il resto del team, scrivere un piano editoriale ma anche spostare casse, pulire tavoli e spazzare la venue - tutto pur di arrivare al risultato!


Cosa ti piace di più di questo lavoro?

Negli anni credo di aver imparato ad essere un po’ allergica alla routine. Questo lavoro, per quanto sfiancante, ti permette di conoscere tantissime persone, realtà e luoghi e di non annoiarsi mai. Non c’è nulla di più bello di un team affiatato che si dà un “high five” al termine di un evento. 


Quando è iniziato il tuo interesse nell’industria musicale e quando ti sei resa conto che questa passione sarebbe potuta diventare la tua carriera?

Sin da piccola ho avuto contatti con la musica, vivendola da spettatrice. Verso la fine del mio percorso universitario, però, mi sono trovata a ragionare sul come unire le mie conoscenze ed i miei interessi alla mia passione per la musica. Il primo step è stato fare un tirocinio per Music Cities Events, diventato poi un lavoro a tutti gli effetti e che è culminato con un ruolo da Events Manager, grazie al quale ho organizzato eventi in diversi paesi e continenti. Da lì, ho poi voluto fare un passo successivo ed immergermi ulteriormente nell’industria musicale facendo partire Hidden Jams e coltivando diverse esperienze nel booking e nella produzione. Penso che la mia carriera sarà sempre in evoluzione e che toccherà molti ambiti ma so per certo che la musica sarà sempre una componente chiave. 


 Lavori nella musica perché ne sei appassionata o ne sei appassionata perché ci lavori?

Direi entrambe! Ho iniziato questo percorso grazie alla passione ma essa viene alimentata ogni giorno dal lavoro che conduco e dalle esperienze che ho la fortuna di vivere.


Quali sono stati i tuoi studi?

Dopo il liceo scientifico ad indirizzo europeo ho fatto una triennale in Scienze della Mediazione Linguistica presso l’Università di Torino, dove ho studiato inglese e russo. Successivamente mi sono trasferita a Bergamo per seguire una magistrale in Planning and Management of Tourism Systems, al termine della quale ho presentato una tesi sul turismo musicale.


Come hai ti sei fatta strada in questo settore?

Ci tengo a sottolineare che spesso le cose nella musica non sono quelle che pensiamo. Per esempio, i ruoli non sono così definiti e spesso chi si occupa di booking si occupa anche di management, chi fa produzione per concerti probabilmente lavorerà anche in altre tipologie di eventi e così via. Non c’è una sola porta per entrare in questo mondo, e la chiave sono spesso le persone. Il mio consiglio è quello di cercare di conoscere più persone possibili e di ritrovarsi in quante più situazioni possibili, ovviamente senza pestare i piedi a nessuno. 



Hai mai avuto qualche difficoltà in quanto donna?

Mi è capitato che mi venisse detto che le donne con la musica non c’entrassero niente e che la mia professionalità venisse, per lo meno inizialmente, messa in dubbio per il fatto di essere donna. Per fortuna, però, sono sempre stati casi isolati e solitamente si lavora bene sia con i colleghi maschi che le colleghe donne che sono fortunatamente sempre di più. Abbiamo ancora molta strada da fare però! 



Chi sono i tuoi artisti preferiti e quali sono le canzoni che ti hanno lasciato un segno? Pensi che ti abbiano spinto a lavorare in questo settore?

Il mio cuore appartiene al punk rock e al metal ma amo tantissimi generi. Se dovessi citare alcune band, direi sicuramente i While She Sleeps per il loro approccio DIY e la scelta coraggiosissima di autoprodursi e gestire moltissime cose, dal merch ai videoclip. I Rise Against, invece, hanno sempre toccato le corde giuste parlando di temi delicati in maniera molto forte. La loro canzone Tragedy+Time mi ha aiutato moltissimo in alcuni periodi difficili a livello lavorativo. Come canta Tim in quel brano, despite the overwhelming odds, tomorrow came


Come descriveresti l’industria musicale italiana?

Il mio percorso lavorativo è iniziato con un’azienda straniera, e sono approdata sul panorama italiano da pochi anni. Devo dire che le differenze tra l’estero e l’Italia sono tante, in primis la scarsità di fondi e la difficoltà di accesso ad essi. Con Hidden Jams abbiamo bussato a tante porte ed è difficile farsi aprire, anche con un progetto forte e che mira alla sostenibilità. L’Italia è comunque piena di talenti, che siano essi artisti o crew member, e credo che negli anni si stia riuscendo pian piano ad avvicinare agli standard di altri paesi.


Pensi che essere italiana influenzi la tua carriera a livello di opportunità e di grandezza del mercato?

Credo di sì. Non tanto l’essere italiana quanto la scelta di lavorare in e con l’Italia. Nel bene o nel male è un mercato molto più piccolo e ci si conosce quasi tutti. Anche il fatto che sia un mercato “secondario” per molti band internazionali impatta il tipo e la qualità delle produzioni che passano dal nostro paese. Sono comunque felice della mia scelta e penso ci siano moltissime realtà in cui si lavora bene, basta scovarle. 


Quali sono sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente continuare a crescere come event manager e ingrandire man mano le produzioni e i tour a cui ho l’opportunità di lavorare. Sono anche molto felice dei progetti che sto seguendo a livello personale, tra cui Hidden Jams e Breakdown Tours: spero che entrambi possano darmi grandi soddisfazioni nel futuro prossimo! 


Hai qualche suggerimento per le altre persone che vogliono lavorare in questa industria nel nostro paese?

Buttatevi. Non abbiate paura di ritrovarvi in situazioni più grandi di voi perché nel mondo della musica non ci sono tante leggi, piuttosto soft skill da imparare man mano che si fa esperienza. Guardatevi intorno e cercate di capire quali realtà, artisti e club possano aver bisogno di una mano, moltissime delle carriere di questo settore sono iniziate così. 


Puoi suggerire ai lettori una canzone italiana?

Oh Ma Oh Pa, La Rappresentante di Lista.


Segui Alice qui e Hidden Jams qui

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