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Dunya Fadili

Lavorare nell'industria musicale: intervista a Francesca Conte, Digital Communications Manager presso OMT Eventi

Francesca Conte è una Digital Communications Manager, una figura impegnata a tutto tondo nel mondo musicale e nella cura dell’immagine e della comunicazione tramite piattaforme social e non. Una donna innamorata del proprio lavoro, che si è fatta strada nel mondo della musica con determinazione, con passione che ha coltivato sin da piccola fino a vedersi fiorire in questo ambiente. La sua esperienza ha fatto il giro d’Italia, da Milano dove ha iniziato i suoi primi studi, fino a Roma dove attualmente lavora da luglio. In questa intervista ci racconta il suo viaggio che l’ha portata a coronare il suo sogno.


francesca conte intervista

Cosa hai studiato e qual è il tuo background?

Sono originaria della Campania, di Castellabate in provincia di Salerno, il paese del film "Benvenuti al Sud". Dopo il liceo ho deciso di trasferirmi a Milano per frequentare l’università e laurearmi in Comunicazione, Media e Pubblicità. Durante il mio percorso universitario ho intrapreso la mia primissima esperienza in una piccola etichetta discografica ed ho capito che avrei voluto lavorare in questo mondo. Ho deciso quindi di approfondire le mie conoscenze frequentando un master in Comunicazione Musicale che mi ha dato modo di continuare la mia esperienza lavorativa. Mi sono sempre occupata di comunicazione a 360 gradi. A luglio mi sono trasferita a Roma perché avevo voglia di cambiare aria e conoscere nuove persone, al momento lavoro per un’azienda che organizza festival musicali a Roma, nello specifico mi occupo di comunicazione, marketing e social media management.


In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

La mia occupazione attuale è quella di Digital Communications Manager. Al momento lavoro per due festival musicali a Roma e mi occupo di gestire i canali social, curare i siti internet, creare contenuti e seguire gli eventi in presa diretta.


Quali sono i pro e i contro del tuo lavoro?

La cosa che amo di più del mio lavoro è quella di poter stare in mezzo ad altre persone e di poter sentire l’amore e la passione di tutti coloro che lavorano nel mio ambito ma anche e soprattutto emozionarmi quando vedo altre persone assistere ai concerti dei loro cantanti preferiti o delle loro cantanti preferite. Tra gli aspetti negativi direi il tempo, è un lavoro che totalizza completamente la tua giornata, soprattutto durante i festival e quindi si riesce ad avere poco margine per ritagliarsi dei momenti personali.


Quando è iniziato il tuo interesse nell’industria musicale e quando ti sei resa conto che questa passione sarebbe potuta diventare la tua carriera?

Posso dire che, inconsapevolmente, ho da sempre voluto che la musica facesse parte della mia vita in toto. Ricordo quando prendevo il bus per andare al liceo, per me era essenziale avere sempre a portata di mano le mie cuffiette e il mio iPod, ascoltare musica era fondamentale per iniziare la giornata e concluderla. Inoltre, ricordo che quando acquistavo i dischi leggevo sempre i crediti ed ero incuriosita da queste famose case discografiche, per me era un mondo alieno, visto che venivo da un paesino di mille persone.


Quando e quale è stata la tua prima esperienza pratica nell’industria musicale? Qualche aneddoto lavorativo che ci vuoi raccontare?

Ho avuto l’opportunità di fare uno stage (parliamo del 2014, mi sento davvero vecchia ☺), per una piccolissima etichetta discografica di Milano. La mia fortuna è stata quella di avere un capo che con molta passione e pazienza, giorno dopo giorno, ha cercato di trasmettermi tutto il suo sapere su questo mondo. Lo stage sarebbe dovuto durare 3 mesi, ma alla fine ho deciso di restare per un anno intero, anche perché riuscivo a far conciliare studio e lavoro e per me quello era un posto felice dove poter apprendere nozioni di cui non avevo mai sentito parlare prima. La sede di questa etichetta si trova nel famoso ‘palazzo della musica’ in Galleria del Corso a Milano, dove risiedono le importantissime case discografiche Carosello e Sugar Music. Ricordo un giorno in ascensore di aver incontrato Emis Killa, da amante del rap ho cercato di essere il più professionale possibile e dopo un normale ‘ciao’ gli ho chiesto cosa aveva di bello in programma, credo fosse l’anno di uscita del suo pezzo Maracanà.


Hai mai avuto qualche difficoltà o notato qualche disparità in quanto donna?

In generale direi di no, ho sempre lavorato in ambienti "misti", addirittura in una delle mie esperienze la maggior parte del team era formato da donne, comunque mi sono spesso ritrovata a lavorare con colleghi maschi e mi hanno sempre trattata con rispetto.


Chi sono i tuoi artisti preferiti e quali sono le canzoni che ti hanno lasciato un segno? Pensi che ti abbiano spinto a lavorare in questo settore?

Sono cresciuta ascoltando molto rap e hip hop: Notorious B.I.G., Busta Rhymes, Missy Elliott, 50 Cent, Eminem, lui resterà sempre nel mio cuore, The Eminem Show è stato uno dei miei primi dischi e ogni volta che ascolto Hailie’s song (canzone scritta per sua figlia) mi viene un groppo alla gola, Hailie è anche il mio user name di Instagram. Poi col tempo ho ascoltato artisti e artiste come Asap Rocky, M.I.A., Rosalia, Billie Eilish, Kanye West, Little Simz e molti altri, molte altre. Per quanto riguarda la musica italiana, ricordo ai tempi ascoltavo Teste Mobili (collettivo formato anche da Fibra e Nesli), ci sono alcuni pezzi che non dimenticherò mai e che tuttora ogni tanto riascolto come Parole da dedicarmi di Nesli. Adesso posso dire di essere una grande fan di Coez, penso di essere andata ad ogni suo concerto a Milano e non riesco a trovare mai un pezzo che non mi piaccia, produzioni fighissime (tipo quelle di Sine), testi e immaginari perfetti. Però i miei ascolti non sono mai stati circoscritti ad un solo genere, nelle mie playlist sono sempre presenti Bon Iver, Chet Faker, Novo Amor, Thom Yorke, M83, Frank Ocean e tanti altri, troppi da scrivere.


Come descriveresti l’industria musicale italiana? Pensi che sia molto diversa da mercati grandi come quello anglosassone?

Il mercato italiano continua a crescere, anche gli iscritti ai servizi premium stanno crescendo, fattore secondo me molto importante perché credo che finalmente le persone stiano capendo che bisogna pagare per fruire di un contenuto creativo come la musica. Penso che la nostra industria sia profondamente diversa dal mercato anglosassone, credo che l’immagine dell’Italia all’estero sia sempre stata legata ad un certo tipo di musica "tradizionale". Negli ultimi anni però si è vista un miglioramento nell’export della musica italiana all'estero, esempio plateale i Maneskin. Anche il fatto che un’artista giovane come Anna che ha firmato da pochissimo un contratto con un'etichetta statunitense importantissima ci fa capire che anche all’estero iniziano a guardarci in maniera diversa dal solito. Al di là di questo discorso sono molto fiera dell’attuale momento storico della musica italiana, ascolto ogni giorno qualche artista diverso e noto sempre più una grande qualità nella produzione, nei testi e soprattutto mi ritrovo spesso ad andare ai live di artisti/e e band che non conosco ed ogni volta è una gran scoperta. Inoltre ci sono diversi festival musicali che danno l’opportunità ad artisti/e anche meno conosciuti/e di esibirsi, un po’ come fanno all’estero, come ad esempio il MI AMI dove personalmente ad ogni edizione ho scoperto nuova musica, che poi è entrata nelle mie playlist.


Pensi che essere italiana influenzi la tua carriera a livello di opportunità e di grandezza del mercato?

Credo di sì. Penso che una persona che vive e lavora a Londra o a New York abbia più possibilità di  trovare lavoro nel settore di una che vive a Milano (ci sono sempre le eccezioni ovviamente). I mercati sono più grandi di conseguenza c’è più offerta, in Italia l’industria è davvero piccola ed entrarci non è facilissimo.


Quali sono sono i tuoi progetti futuri?

Continuare a lavorare negli eventi, tra e con le persone che è la cose che mi rende più felice di tutte, fare dei corsi completamente diversi da quello che faccio tutt’ora; pensavo alla programmazione che mi ha sempre incuriosita.


Hai qualche suggerimento per le altre persone che vogliono lavorare in questa industria nel nostro paese?

Iniziare da subito a lavorare appena ne hanno occasione, anche come volontari o volontarie ai festival e iniziare a capire come funziona questo mondo. Secondo me l’esperienza è anche più importante di un 110 all’Università.


Puoi suggerire ai lettori una canzone italiana?

"VV" di Dargen D’Amico, pezzo del 2013 che mi porta indietro nel tempo quando ero da appena un anno arrivata a Milano e iniziavo a scoprire tutto di quella magica città.


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