Giulia Ricciotti, 32 anni, torinese e da sempre appassionata di musica, è una business developer presso Audio Network, un provider di musica di alta qualità che fornisce tracce al mondo multimediale, specialmente a cinema, televisione e pubblicità. Noi di MGIM abbiamo scelto di intervistarla perché è una nostra connazionale che, grazie alla sua determinazione, è riuscita ad entrare a far parte dell’industria musicale proprio come ha sempre sognato. Particolarmente fan del rock e del punk, è una sostenitrice della musica live e si descrive come una persona solare, curiosa, creativa, entusiasta e dinamica.
Quando è iniziato il tuo interesse nell’industria musicale e cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera?
Ho sperimentato la passione per la musica da bambina, imparando a suonare diversi strumenti musicali e leggendo molteplici libri sulla storia della musica. Quando sono cresciuta ho capito che dietro a ogni singola canzone c’è il lavoro di moltissime persone e da quel momento il mio sogno è diventato quello di far parte di questo settore.
Quali sono stati i tuoi studi?
Inizialmente mi sono laureata in Economia e Management Internazionale e ho lavorato in diverse multinazionali in altri settori. Nel 2020 ho sentito una forte esigenza di cambiamento, pertanto ho lasciato un contratto a tempo indeterminato per seguire la mia passione. Ho conseguito un master in Music Business e ho iniziato a muovere i primi passi nell’industria musicale cercando di conoscere più realtà possibili.
Qual è stata la tua prima esperienza pratica nell’industria musicale?
Ho iniziato a seguire alcune band italiane occupandomi, nel mio piccolo, di tutte le attività di management: comunicazione, promozione, distribuzione digitale, ufficio stampa, social media e booking. La prima esperienza in un’azienda strutturata è stata in Sony Music dove mi sono occupata della comunicazione delle nuove uscite discografiche verso i vari DSP e di altre attività legate al mondo del digital.
Di cosa ti occupi adesso e qual è la tua parte preferita di questo lavoro?
Attualmente mi occupo di sviluppo del business in Audio Network, catalogo musicale di alta qualità utilizzato in ambito cinematografico, televisivo, pubblicitario e multimediale dove ho la fortuna di lavorare nel mondo della sincronizzazione. Amo sia la parte creativa di ricerca musicale che la parte di sviluppo del business che è la mia attività principale e mi permette di partecipare a festival, fiere ed eventi e ampliare la mia rete professionale. In Audio Network, a differenza di altre realtà, traspare l'importanza che si dà alla qualità della musica. Infatti, tutte le nostre registrazioni avvengono negli studi più prestigiosi come gli Abbey Road Studios di Londra. Questa attenzione alla qualità è uno degli aspetti che mi rende più orgogliosa.
Hai mai avuto qualche difficoltà in quanto donna?
No, non ho mai avuto problemi di questo tipo. Sono sicuramente stata fortunata a trovare degli ambienti lavorativi sani.
Chi sono i tuoi artisti preferiti e quali sono le canzoni che ti hanno lasciato un segno?
La mia band preferita è quella dei Green Day che seguo dal 2001. In generale ascolto tutto ciò che ha influenze rock spaziando dal punk fino al blues e al jazz. Amo tantissimo la musica degli anni '70, sono molto legata a band come i Clash, i Led Zeppelin e i Pink Floyd che hanno fatto la storia della musica. Un altro mio mito assoluto è Frank Zappa che stimo per la sua genialità artistica. In Audio Network, invece, abbiamo Johnny Lloyd, cantante dei Tribes, che mi piace un sacco. Di canzoni importanti ce ne sono davvero tantissime ma quella alla quale sono più affezionata è “Jesus of Suburbia” dall’album “American Idiot” dei Green Day.
Come descriveresti l’industria musicale italiana? Pensi che sia molto diversa da mercati grandi come quello anglosassone?
Devo essere sincera, nonostante io abbia la speranza che possa arrivare qualcosa di davvero valido in Italia, al momento ascolto davvero poca musica nazionale. Tutto quello che mi interessava risale a tanti anni fa. Sicuramente nei mercati anglosassoni si riesce a fare molto più scouting in quanto nei vari pub e locali trovi tanti artisti emergenti che suonano repertorio originale, mentre in Italia questo è raro… i locali cercano quasi sempre cover band ed è un grande peccato.
Pensi che essere italiana influenzi la tua carriera?
Credo che in paesi anglosassoni come UK e US ci siano tantissime opportunità in più in questo settore. In Italia c'è poca offerta e tantissima domanda però ultimamente sembra verificarsi un'apertura.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi auguro di non smettere mai di apprendere cose nuove. Sono curiosa di natura e in questi ultimi anni mi sto arricchendo molto anche a livello umano grazie alla musica e grazie anche al fantastico team che ho trovato sul lavoro.
Hai qualche suggerimento per le altre persone italiane e mediterranee che vogliono lavorare in questa industria?
Il mio consiglio essenzialmente è solo uno: se davvero avete questa passione così forte non fatevi buttare giù dalle porte chiuse perché inizialmente anche per me è stato difficile. Se davvero ci credi e perseveri con voglia e determinazione, alla fine le soddisfazioni arrivano.
Puoi suggerire ai lettori una canzone italiana?
È appena uscito il nuovo singolo degli Amore Psiche dal titolo “Umano Troppo Umano”, band milanese che ho seguito in passato. Vi consiglio di farvi un giro sulla loro pagina Spotify per ascoltare il loro progetto musicale che si basa s u temi ormai dimenticati come aver cura delle relazioni e in generale delle persone, valori che condivido.