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Dunya Fadili

Lavorare nell'industria musicale: intervista ad Alessandra Vitelli, Business Analyst alla SIAE

Alessandra Vitelli attualmente vive a Roma, ha 38 anni e lavora in SIAE. È una donna che ha raggiunto ogni suo traguardo con sudore e dedizione ed è riuscita a trasformare la sua passione in lavoro. In questa intervista invita a non mollare mai, a perseguire sempre i propri obiettivi a prescindere da tutto. La sua avventura è ricca di bellissimi aneddoti e sfide che l’hanno migliorata giorno dopo giorno. Alessandra ci ha regalato perle di saggezza e la speranza che con la perseveranza tutto può accadere. 


alessandra vitelli

Raccontaci un pò di quello che è il tuo lavoro…

Io lavoro alla SIAE che è l'ente pubblico economico a base associativa preposto alla protezione e all'esercizio dell'intermediazione del diritto d'autore in Italia. Ricopro il ruolo di business analyst e il mio compito principale è quello di attribuire correttamente gli incassi per il diritto d'autore. Questo a volte può risultare un po' ripetitivo però è molto gratificante perché grazie al mio operato l'autore vede ricevere ogni semestre quanto gli spetta realmente. Nonostante sia un lavoro che ha a che fare con i numeri, poi porta a qualcosa di umano perché dall'altra parte c'è l'autore che vede ogni semestre ricevere la propria remunerazione.


Quali sono stati i tuoi studi? 

Io sono laureata in economia aziendale e fino al 2015 ho fatto diverse

esperienze lavorative nei campi più disparati. Dal settore assicurativo,

dove ho lavorato per circa 10 anni contemporaneamente agli studi universitari,

al settore no profit fino a una società di antipirateria marittima.  la prima volta che ho sentito parlare di questo ho pensato a Jack Sparrow ma la realtà di quel mondo è completamente diversa da come appare nei film! Poi ho lavorato in uno studio commercialista dove stavo per iniziare il praticantato però questo è stato un momento cruciale della mia vita. 

Proprio mentre stavo iniziando questo tirocinio nel 2014, mi capitò un link su Facebook e mi resi conto che di lì a poco sarebbe iniziato il master in Music Business alla Luiss Business School di Roma. Così abbandonai il tirocinio e decisi di inseguire la mia passione più grande: quella della musica. Ti dirò di più, io ho iniziato il master a gennaio del 2015 e, durante il suo svolgimento, mi arrivò la comunicazione dalla SIAE che ero stata scelta. Dopo che mi ero laureata nel 2013, non sapevo bene come muovermi e avevo proprio mandato il mio primo curriculum alla SIAE. 


Qual è stata la tua prima esperienza nel mondo della musica? 

La mia primissima esperienza fu molto interessante anche se breve, mi occupavo del booking di un gruppo vincitore di un concorso indetto da Rolling Stone e SAE institute. Poi, insieme alla mia collega del master, abbiamo sviluppato un progetto per esportare la musica italiana contemporanea in Russia attraverso video-interviste ad artisti famosi. La mia collega,  prima di iniziare il master, lavorava in Russia in una rete televisiva, quindi eravamo riuscite ad avere anche l'ok da parte della televisione per importare questo prodotto. Il problema è che cominciammo a fare un sacco di interviste ad artisti però poi non andò in porto il progetto purtroppo. Poi ho seguito a 360 gradi un'altra band emergente occupandomi di comunicazione, promozione, distribuzione digitale, social media e booking. Diciamo che, prima di lavorare e iniziare, ho testato un po' il mondo del business, sono scesa un po 'sul campo.


Quali sono i tuoi artisti preferiti o le tue canzoni preferite e pensi che ti abbiano in qualche modo spinto a intraprendere questo percorso a livello lavorativo?

Qui potremmo stare anche fino a mezzanotte a parlarne però magari cercherò di essere  sintetica. L'artista che mi porto nel cuore dalla mia adolescenza è Janis Joplin, per me la più grande e potente icona femminile del rock degli anni 60, la sua interpretazione di Little Girl Blue è sempre molto emozionante. Poi a farle compagnia nel mio podio abbiamo Nina Simone e Patty Smith, la sacerdotessa del rock. Ovviamente ci sono stati tanti artisti che ho ascoltato, come Ben Harper, Bruce Springsteen e Tash Sultana che ho visto ultimamente a Roma che mi ha fatto un assolo proprio davanti. Anche i  Lumineers e i Mumford and Sons che seguo in giro per il mondo da quasi 10 anni. Ho calcolato che in soli 2 anni ho percorso 20.000 km per partecipare ai loro concerti tra Europa e America. Oltre a tutti questi artisti che mi hanno segnato, c'è una canzone speciale, Somewhere Over the Rainbow. Parla di quel posticino al di là dell'arcobaleno dove ci si può rifugiare per sognare, sentirsi lontano dai problemi e delle preoccupazioni. Oltretutto è una canzone che parla anche della possibilità di realizzare i propri sogni anche se sembrano impossibili, quindi questa è la mia canzone. 


Hai mai avuto qualche difficoltà in quanto donna nella tua carriera?

Sì, per fortuna solamente una volta. Mi è capitato in una precedente esperienza lavorativa. L'ambiente era prettamente maschile e maschilista, denigrava le mie competenze professionali ma solamente perché ero donna, in maniera molto velata. Però c'era quel sorrisino, quel pregiudizio: “tu sei donna queste cose non le capisci” e questo è successo perché era colpa dell’ambiente. Ho sofferto molto durante quell’esperienza, poi è finita e io ho dato prova delle mie competenze professionali che, apprezzate o meno, quando l'ambiente è così non ti viene comunque riconosciuto. Io comunque sono andata avanti, ho fatto altre belle esperienze, ho avuto persone che hanno apprezzato la mia persona e la mia professionalità e quindi poi quello rimane soltanto un lontano ricordo.


Come descriveresti l'industria musicale italiana ? 

Ad oggi direi bene, qualche anno fa no. Negli ultimi anni sta comunque registrando una costante crescita, questo devo dire che succede anche grazie alla trasformazione digitale la quale ha reso molto più facile la fruizione e la condivisione della musica. Da notare poi quanto il repertorio locale stia avendo successo: la musica italiana è sempre di più apprezzata prima di tutto dagli italiani e questo ha cambiato secondo me la percezione all'estero. Siamo diventati sempre meno esterofili e io sono la prima esterofila, anzi ero la prima esterofila. La top ten adesso degli album e dei singoli è costituita principalmente da artisti italiani, mi vengono in mente Lazza, Madame e Geolier che ha avuto un grande successo a Sanremo. Questo grazie anche a tutti gli investimenti che le case discografiche stanno facendo sugli artisti e sui nuovi talenti. Inoltre la maturazione del mercato musicale a livello globale sta offrendo tante possibilità per l'espansione internazionale del repertorio italiano come ha dimostrato il successo planetario dei Maneskin. Secondo me pian piano riusciremo ad arrivare forse agli standard europei o mondiali. Adesso vince Sanremo la canzone radiofonica, non più la canzone melodica, vince chi mangia il palco, chi riesce a fronteggiare un mercato Europeo.


Pensi che essere Italiana abbia influenzato la tua carriera?

L’essere italiana non mi ha influenzato dopo ma prima del master, io volevo entrare in questo mondo ma non sapevo da dove si entrasse, non sapevo cosa fare, non sapevo nulla. L'ho scoperto tardi perché in una realtà di provincia come la mia non sapevo dell'esistenza del music business, quindi l'essere italiana e vivere in Italia, nello specifico in provincia, mi ha penalizzato molto per entrare nel mondo del music business. Dopo il master no perché comunque il mercato italiano, anche se è piccolo, offre tante possibilità. Certo, non è il mercato inglese o americano, però quelli sono anche più grandi e competitivi.


Hai qualche suggerimento per le persone che vogliono entrare nell'industria musicale?

Innanzitutto consiglio di ascoltarsi per far fluire la passione nelle proprie vene. Bisogna dar voce a quella passione quindi ascoltarsi e far fluire la propria passione che sia per la musica o qualsiasi  altra manifestazione artistica. Sicuramente bisogna studiare, io sono stata fortunata perché devo dire che il master che ho frequentato ha praticamente racchiuso a 360 gradi tutto l'intero mondo del music business. Lo studio è la cosa principale, bisogna sempre studiare e restare aggiornati. Consiglio di non aver paura di prendere strade non ancora calpestate perché io ad esempio ho preso una strada non calpestata, poi a livello mondiale era una cosa normale entrare nel mondo della musica, però nel mio piccolo era comunque prendere una strada non calpestata e ci vuole coraggio. Ci vuole lungimiranza, un pizzico di follia, un po’ come quando si va a un concerto in solitaria a Chicago. Però alla base ci deve essere sempre tanto studio. 


Che canzone Italiana ci consigli di ascoltare? 

Mi viene in mente questa canzone che hanno portato nelle cover di Sanremo che un po'

sta bene con questo discorso che abbiamo fatto, Sogna ragazzo sogna di Roberto Vecchioni. Il bello di questa canzone è che invita proprio a non arrendersi davanti agli ostacoli che la vita ci presenta anche nelle sembianze di una persona in carne ed ossa, c'è un pezzo della canzone che dice “parole rosse come il sangue”. Spesso molte persone ti fanno un po' perdere la voglia di inseguire i propri sogni. Ci sono delle parole che delle volte pesano tanto e, se non si ha poi la forza di reagire e di inseguire i propri sogni, ti destabilizzano, ti fanno mollare la presa. Questa canzone invita a coltivare se stessi e i propri interessi al di sopra di ogni altra cosa.

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